La Medicina Omeopatica segue l’evoluzione ideologica iniziata alla fine del XIV secolo con scienziati come Galileo (1564-1642), con cui le vecchie nozioni della scienza e della astrologia, relegate nei dettami delle sacre scritture, iniziano a essere messe in discussione. Allo stesso modo le concezioni sulla medicina, basate sull’umoralismo di Galeno (129-216), non sono più sufficienti a soddisfare le nuove menti del tempo, e personaggi quali Newton (1642-1727), William Harvey (1578-1657), padre della moderna fisiologia ed embriologia, che descrive accuratamente il sistema circolatorio, Giovanni Battista Morgagni (1682-1771), che cerca proprio di distaccarsi dall’umoralismo e pone le basi del nuovo sistema fondato sul rigore del metodo sperimentale, iniziano a disporre le basi dell’attuale Medicina Tradizionale. In questo contesto storico di scoperte e di insoddisfazione nei riguardi della Medicina Umoralista, nasce anche la Medicina Omeopatica, con il medico tedesco Samuel Hahnemann (1755-1843) . L’Omeopatia per Hahnemann era una medicina dell’esperienza, fondata su di un metodo empirico, basato dunque sull’osservazione e non sull’intuito, che invece costituiva il cuore del “moderno” metodo scientifico. Fermamente convinto della validità del proprio idioma medico, Hahnemann ne rifiutava ogni possibile interpretazione che lo valutasse come metodo fatto di opinioni, congetture, ipotesi su natura e causa, proprie dei metafisici e dei sistematici. Fondava la certezza dell’Omeopatia su una doppia affidabilità; nell’osservatore, privo di pregiudizi, e nei suoi medicinali “puri”. Oggi come allora, vi sono varie interpretazioni della Medicina Omeopatica; spesso sotto la dicitura Omeopatia viene compreso ogni atto medico che si fa garante dell’utilizzo di rimedi preparati omeopaticamente, dando luogo a diversi fraintendimenti. In questo contesto è importante fare un distinguo fra il significato di una prescrizione omeopatica e il seguire una visita specialistica a cui fa seguito una prescrizione con il significato di una diagnosi. Le scuole di Omeopatia Unicista o Classica arrivano alla prescrizione del rimedio, il più similare possibile alla malattia, attraverso una diagnosi che tiene conto , non tanto del sintomo in quanto tale, ma di esso come espressione di un continuum tra il paziente fisico e il suo vissuto. Lo studio approfondito di dette manifestazioni patologiche, così contestualizzate, consente la diagnosi e la prescrizione del rimedio. Altre scuole, non uniciste, si distaccano da questa visione, abbracciando piuttosto una “Similitudine di Malattia”; associando dunque questo concetto meramente alla tipologia del sintomo. Pertanto, secondo questa prassi, ad ogni sintomo si può associare un dato rimedio, e al variare dell’uno si assiste al variare del rimedio. Tale modus operandi rende la medicina omeopatica più prossima alla medicina tradizionale, considerando la malattia come un’entità nosografica impersonale. La Medicina Omeopatica Classica, invece, riconosce il paziente come un sistema malato che reagisce nel miglior modo possibile al suo stato di malattia. Raccogliere il maggior numero di informazioni possibili sul vissuto del paziente permette di giungere ad un modello unitario dato dal rimedio, il quale a sua volta si identifica nella diagnosi. L’analisi approfondita del sintomo è per la Medicina Omeopatica, come per la Medicina Tradizionale, la base di una buona valutazione del paziente. La differenza fondamentale è che mentre la Medicina Tradizionale arriva a una diagnosi a cui segue un percorso terapeutico, nella Medicina Omeopatica, la diagnosi e il percorso terapeutico coincidono. Pertanto nell’ambito della Medicina Omeopatica, non è così importante la diagnosi della malattia in quanto tale, ma tutto quel corredo di sintomi, assolutamente peculiari di ogni singolo paziente, che esprimono lo stato morboso. Diventa fondamentale per la “diagnosi” omeopatica l’osservazione della qualità del sintomo, della sua intensità, di come esso si inserisce nel quotidiano del paziente. Assume, quindi, importanza incisiva come è vissuto il determinato problema, quale può essere: un mal di testa, o un dolore di schiena o un qualsiasi altro sintomo. Nell’ambito di una visita omeopatica tutti i sintomi, all’apparenza slegati tra loro, come ad esempio: la difficoltà di digerire, l’insonnia, problemi motori, stitichezza etc., sono tutti valutati nella loro complessità, con l’intento di contestualizzare il più possibile la condizione di malattia nell’individuo malato. Ciò consente di pervenire ad un determinato rimedio che può essere di aiuto in quel determinato sistema, e che pertanto si può anche identificare nel concetto di diagnosi. Questo approccio medico alla malattia è espresso nel precetto alla base della Medicina Omeopatica Classica: “Similia Similibus Curantur”, letteralmente “i simili si curano con i simili”, ossia “una sostanza capace di provocare dei sintomi in un organismo sano si comporterà da agente curativo in quell’organismo che presenta quegli stessi sintomi”.
Dr. Federico Del Conte
Medico Omeopata & Agopuntore
Non penso ci sia un unico metodo analitico valido per un approccio al paziente, ma che la validità del modello utilizzato dipenda in primo luogo dall’onestà pratica e intellettuale del medico che lo propone.